TAORMINA – Nonostante il lavoro svolto da anni dall’Associazione Ferrovie Siciliane, consapevole delle ripercussioni sul territorio per il futuro raddoppio ferroviario della linea Messina-Catania, assistiamo alla fine della stazione FS di Taormina-Giardini. Il suo destino, cosi come la mobilità di questa importante porzione di Sicilia, non interessa alla politica e, soprattutto, agli amministratori.
Tranne ripensamenti dell’ultimo minuto, che siamo certi non arriveranno, questi chilometri di ferrovia sono persi per sempre: fra qualche anno questa stazione con le sue rifiniture ed i suoi meravigliosi arredi servirà per altro. Così come non vedremo mai più i treni transitare lungo il litorale compreso tra Giardini Naxos e Letojanni, a servizio della mobilità locale e di una enorme utenza turistica che troverà sicuramente preferibile un pullman sotto l’albergo piuttosto che un treno nella pancia di una montagna.
Scriviamo queste amare note dopo aver constatato la più totale indifferenza di chi sta nella stanza dei bottoni, troppo impegnati a riprodurre sul nostro territorio logiche da Alta Velocità per riflettere sull’effettivo ruolo della ferrovia come vettore diffuso sul territorio. E dopo aver verificato, con incredulità, quanto sia assente e sorda la Regione Siciliana, troppo intenta a sponsorizzare i treni storici, spacciati come “turistici” (per pochi eletti) per svolgere il proprio ruolo istituzionale che le imporrebbe di garantire a ben 5 milioni di siciliani un sistema di trasporto efficace ed ecocompatibile.
Dopo aver assistito, con profondo stupore, all’assenza di dialogo tra amministrazioni locali pur vicinissime, ma troppo intente a rivolgere proclami demagogici alle proprie comunità per riuscire a far sentire la propria voce all’unisono in difesa del futuro di quelle stesse comunità. Il tutto nel silenzio assordante di quelle associazioni di (finti) amatori delle ferrovie, altrimenti chiassosi e starnazzanti quando si tratta di pubblicizzare il passaggio sulle nostre ferrovie di cose vecchie, ad un tanto al mese.
Difficile individuare chi veramente ci guadagna in tutto questo, al di là dei soliti noti che certamente si stanno già fregando le mani: portatori di interessi speculativi che sulle aree liberate dall’ingombrante ferrovia potranno finalmente soddisfare i loro inconfessabili appetiti. Dimenticatevi qualsiasi uso futuro di queste aree che possa essere utile al cittadino.
Il 29 novembre prossimo, in una conferenza dei servizi che si terrà a Roma va in approvazione un progetto definitivo che taglierà fuori l’attuale tratta ferroviaria compresa tra Fiumefreddo e Letojanni, cancellando non soltanto un enorme patrimonio storico, ma una infrastruttura che, nell’ambito di un concreto rilancio della ferrovia come vettore moderno e diffuso, avrebbe potuto servire con capillarità insediamenti urbani, con i loro attività economiche e le loro spiagge a due passi dalla linea ferroviaria facilmente attrezzabile con semplici fermate al loro servizio. Un sistema che avrebbe un’appendice di rilievo regionale con la riattivazione della ferrovia dell’Alcantara, portando il treno fino a Randazzo e da qui alla città di Catania e al suo aeroporto, attraverso le sue propaggini nord-occidentali. Mantenendo per la stazione di Taormina-Giardini un ruolo ferroviario che dire rilevante sarebbe riduttivo e, soprattutto, vivo.
Lo diciamo oggi perché ne resti testimonianza domani: l’Associazione Ferrovie Siciliane ci ha provato con tutte le sue forze. Non abbiamo fatto e non faremo sconti ai responsabili di questo scempio, che tra qualche giorno su tutti i media vedremo versare lacrime di coccodrillo con le più disparate dichiarazione davanti alle macerie di questa stazione e di un sistema ferroviario che, privato della minima lungimiranza, finirà col soccombere.
In anteprima l’InterCity 722 Siracusa – Roma nella storica stazione di Taormina-Giardini
Taormina, 05 Luglio 2010 | Foto, Pietro Rizzo
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