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L’illusorio ritorno dei treni sulla ferrovia Alcantara – Randazzo

L’illusorio ritorno dei treni sulla ferrovia Alcantara – Randazzo
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RANDAZZO – Sono trascorsi 13 mesi da quando la notizia è diventata di dominio pubblico: riapre la ferrovia Alcantara – Randazzo. La comunicazione diffusa su un noto social network riportava anche una data certa: giugno 2017. Nel giro di un anno, il treno sarebbe quindi tornato nella cittadina medievale, risalendo la meravigliosa valle dell’Alcantara. Lo assicuravano, in particolare, i rappresentanti di un’Associazione nata recentemente a Randazzo proprio con l’ammirevole interesse per questa ferrovia.

Quando chiesi la fonte di questa meravigliosa notizia, mi si rispose: “fonti certe”, confermando in tal modo che presto i treni avrebbero ripercorso i binari della linea sospesa dal servizio nel 1994, attraversando i molti, spettacolari ponti e le tante gallerie. Tutte opere che, mi si assicurava, godevano di un invidiabile stato di salute, ad onta dei 23 anni di totale assenza di manutenzione. D’altronde, si sa, l’aria di montagna fa bene.

Affermazioni che a me, arido ingegnere, suscitarono non poche perplessità, sia riguardo le condizioni della linea, che spesso  mi capitava di vedere e documentare fotograficamente, sia riguardo le procedure di intervento, stante la totale assenza di alcun bando per l’appalto dei necessari lavori. Ma le voci venivano riportate con tale insistenza che persino nella mia mente avvezza ad equazioni e formule matematiche, alla fine, venne fugato ogni dubbio.

Eccomi quindi giunto, in questa mattina di metà luglio, dopo una estenuante attesa, alla stazione FS di Randazzo, il cui piazzale, qualche mese fa, è stato oggetto di una “totale” pulizia da rovi ed erbacce da parte di solerti volontari, in vista del solenne evento. Trepidante, valigia in mano, ero finalmente pronto a fare il biglietto per la prima corsa.

Con mia grande sorpresa però, nessun treno. Né un vagone, né una locomotiva, né un’automotrice. Nessun avviso, nessun messaggio di scuse, niente. Solo le già citate erbacce, più rigogliose che mai, nonostante il forte caldo. 

Cosa sarà successo, mi sono chiesto? Eppure, quei signori sul web, erano così sicuri. Possibile che non ci sia neanche un carrellino di servizio in tutto il piazzale? Alla mia delusione, fortissima, seguirono, amare, le riflessioni:
Mai credere a chi annuncia qualcosa senza citare le fonti: se si teme di citarle, probabilmente si teme anche di mostrare la corda;
Mai rinunciare alla realtà dei fatti, per abbandonarsi al sogno. La disillusione fa male, insieme alla scoperta di aver perso, almeno per un attimo, il vero lume che ci permette di distinguere tra le cose sensate e le stupidaggini: la logica.

Ed una domanda: perché alcuni sedicenti “amanti” delle ferrovie e del loro mondo, si abbandonano ad annunci a dir poco velleitari, pur sapendo che, dietro, c’è il vuoto cosmico? Cosa conduce costoro a comportamenti così apparentemente illogici? Chi ci guadagna? Perché? Non lo saprò, probabilmente, mai. Tuttavia, è giusto fare qualche riflessione un po’ più seria.

Il mondo del volontariato e degli appassionati di ferrovia è bello perché è vario, ma è anche giusto che ci siano dei limiti all’indecenza. Finché ci si dedica allo sfalcio (parziale), ahimè momentaneo, di piazzali abbandonati, anche pensando che si tratta di iniziative concrete perché gli stessi si riempino presto di treni e viaggiatori, niente di male. Il problema è quando queste cose vengono considerate, oltre che necessarie, sufficienti alla causa. Ci vuol ben altro.

Lo abbiamo detto e scritto più volte, ma evidentemente vale la pena ripeterlo: le ferrovie, come tutte le infrastrutture di trasporto, sono cose maledettamente reali. E necessitano, oltre che della passione, del sogno, anche di pianificazione, confronto fra enti, progettazione, valutazioni costi-benefici, ricerca di risorse, acquisizione delle stesse, ancora progettazione, approvazione, procedure di appalto, lavori, etc. Il sogno, se si vuole, può essere utile, ma soltanto se funzionale alla messa in moto di tutto il resto. Quando si pretende di spacciare il sogno per la realtà, pretendendo di ritenere superfluo ogni atto concreto alla sua effettiva realizzazione, si rischia di fare, nella migliore delle ipotesi, la figura degli ingenui; nella peggiore, quella dei ciarlatani.

Entrambe figure delle quali occorre assolutamente fare a meno, se si vuole, sul serio, ottenere l’obiettivo della riapertura della ferrovia Alcantara – Randazzo. Un obiettivo per il quale noi dell’Associazione Ferrovie Siciliane ci stiamo lavorando da anni, con iniziative che comportino qualcosa in più del semplice circo mediatico che ci interessa soltanto se è funzionale alla causa comune. Iniziative come incontri, dibattiti, conferenze, tavoli tecnici alla presenza dei principali soggetti interessati: il che significa, come minimo, rappresentanti degli Enti locali, dei vettori interessati, dei cittadini, degli imprenditori. A conclusione dei quali si attivino gli strumenti necessari a “smuovere le acque” fin troppo stagnanti che circondano la causa delle ferrovie dimesse, al di là delle facili chiacchiere.

Nella fattispecie pensiamo a consorzi di comuni, enti di scopo, gruppi di pressione. Fermo restando che, al di là del sogno, noi sappiamo già cosa serve per la concreta riapertura della linea ferroviaria: conosciamo quali opere sono necessarie, quanto serve per rifare completamente l’armamento e gli impianti (inservibili nonostante l’aria di montagna) e quali sono i punti “critici” dell’intervento, vale a dire quelle opere d’arte frettolosamente date per sicure dai soliti esperti di scampagnate domenicali. Sappiamo persino, pur in assenza di un vero e proprio progetto, quale potrebbe essere l’importo necessario alla riapertura della linea, per intero (100 milioni di €uro) e da Alcantara alle Gole (50 milioni di €uro). Cifre ipotizzate dopo accurate stime da un nostro esperto, e confermate dal Direttore Compartimentale di RFI in persona, alla conferenza che la nostra Associazione ha organizzato a Giardini Naxos lo scorso marzo (vedi notizia del 14/03/2017); il quale ha assicurato l’attivazione della stessa RFI per la progettazione e l’esecuzione dei necessari interventi, una volta disponibile il finanziamento.

Non parliamo certo di bruscolini, è vero, ma esistono diverse fonti di finanziamento attivabili, e le stiamo già studiando, per dare un aiuto concreto a chi, realmente, si è detto disponibile a dare il proprio sostegno. Fra questi, merita una menzione particolare il sindaco di Giardini Naxos, Lo Turco, da sempre sostenitore dell’importanza della linea per rendere accessibile l’intera valle dell’Alcantara alle centinaia di migliaia di turisti che ogni anno frequentano la sua città e la vicina Taormina, comportando la cifra ragguardevole di due milioni di presenze. Sperando che a lui si affianchino presto tutti gli altri soggetti interessati che, con tutta probabilità, accetterebbero volentieri di accogliere, nelle loro città, una parte di quei turisti. E che finora, probabilmente, hanno sottovalutato gli effetti positivi che l’attivazione dell’Alcantara – Randazzo potrebbe avere su loro territorio.

Al termine delle mie riflessioni, ho il tempo per fare un giro nell’immenso piazzale della stazione FS di Randazzo, ahimè ancora alla mercè di rovi e greggi di pecore. Poi torno mestamente a casa, insieme alla mia valigia. La metto da parte, sperando di riprenderla presto, in occasione della partenza del primo treno che ripercorrerà la valle dell’Alcantara.

In anteprima il grande piazzale abbandonato e avvolto dai rovi della stazione FS
Randazzo, 24 giugno 2017 | Foto, Roberto Di Maria

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